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dialogando sul diabete il blog di Ennio Scaldaferri

Tagliamo una buona volta l’apice della piramide del Rischio Cardio-Vascolare…

Posted on | luglio 1, 2011 | No Comments

Sembra incredibile, ancora un tragico evento! Colpita una persona, colpita una Famiglia, ma anche la Comunità tutta, che non può rallegrarsi per la perdita di un suo componente e che forse ne ha alcune responsabilità.

E ci si continua a meravigliare, anche il mio caro amico Enzo, che pure è informato, che pure è una persona colta e peraltro legge il mio blog! Siamo a chiacchierare tranquillamente di fronte una buona tazza di caffè, di ritorno, io, dal Festival di Spoleto – ma che bello – e lui da una gita al Col di Lana, e vicendevolmente, scambiandoci impressioni ci invidiamo. Ma, inevitabile, il discorso cade sulla improvvisa recente perdita di un comune conoscente, trovato senza vita in casa, senza segno alcuno di sofferenza, cosicché le nostre considerazioni diventano di ben altro tenore.

cardiopatia ischemica, piramide di rischio cardiovascolare, infarto ictus

é vitale riconoscere le persone esposte a grande rischio d'infarto e ictus - shapesociety.org

Ci si continua a meravigliare, ribadisco con energia ad Enzo, che la principale causa di morte sia, nei paesi industrializzati, quella per malattie cardio-vascolari! Eppure se guardiamo il report sulla mortalità della OMS ce ne accorgeremo facilmente. E’ alla portata di tutti.

Ci si continua a meravigliare che la maggior parte delle persone che subiscono un attacco di cuore e ne muoiono non sapevano di correre un tale rischio!

E anche questo è spiegato dappertutto: l’attacco di cuore uccide in America più del cancro, degli incidenti e dell’AIDS messi insieme, come recita questa diapositiva.

Grandezza del problema della cardiopatia ischemica nel momdo

La grandezza del problema da www.shapesociety.org

E neanche si immagina che il tragico evento possa arrivare inavvertito, silenziosamente, senza preavviso… così che il “… Ma stava così bene!..” diventa solo una amara consolazione, quasi a scusarsi per quanto è successo e nel dubbio che qualcosa si potesse fare per evitarlo, ma non si è fatta.

Neanche immaginiamo che l’infarto uno può averlo subito in passato senza che se ne sia accorto, perché subdolamente non ha dato evidenti sintomi. In questo caso rappresenta un evento patologico ancora più insidioso: si dice che è silente”: l’assenza di dolore ne può essere la caratteristica ed allora la diagnosi viene posticipata anche di anni fino a che non si fa una indagine strumentale, magari occasionale, o fino purtroppo ad una recidiva più grave.

“Eppure stava bene…” andiamo ripetendo oramai rattristati dalla riflessione. Beh, si certo, stava bene, ma fumava, però. Non si fanno i conti in tasca ad un conoscente, figurarsi poi dopo un simile evento. Ma la nostra è sola una triste riflessione, quasi scaramantica, per capire se qualcosa si poteva fare per tempo.

Del suo colesterolo non sappiamo molto (ah, già, era a posto, si curava per l’appunto con prodotti naturali!); un po’ di diabete, beh quello si, e magari a tavola indulgeva un po’ troppo… Sai, Enzo, insisto forse un po’ impietosamente, spiace dirlo, ma la verità è che eravamo di fronte ad una persona ad altissimo rischio cardio-vascolare che avrebbe dovuto mettere in moto tutti meccanismi possibili e immaginabili per una adeguata prevenzione. Dallo stile di vita ai farmaci seri.

Chissà se lo ha fatto, se ha tentato, se lo sapeva, se è stato avvisato. Non abbiamo bisogno di più per capire, soggiungo, che questo è il classico paziente “vulnerabile”, quello cioè che ha una elevata possibilità di sviluppare un infarto o un altro accidente vascolare nel futuro anche prossimo?

E infine, vogliamo continuare a sorvolare sul fatto che sono proprio i diabetici non curati che per una serie di complicati motivi possono aver già avuto un infarto e non saperlo e che quindi sono il tipico paziente vulnerabile?

Illustro a questo punto l’apice della piramide.

E perché proprio trascuriamo, e qui stanno le responsabilità, il fatto che su queste persone si può intervenire attivamente in anticipo, prima che si manifesti l’evento e invece esse vengono lasciate incolpevoli nel loro stato di apparente ottima salute? Certo, in fondo c’è anche un limite per intervenire nella vita degli altri. C’è un limite di riservatezza che non può essere superato. E come medico attento alla prevenzione troppo spesso mi tocca vedere quanto il futuro di certe persone sia incerto senza poter far niente. Ma allora siamo di fronte ad un problema sociale, osserva giustamente Enzo, nel senso che dovremmo disporre di strutture sanitarie che attivamente intercettino almeno le persone dell’apice della piramide del rischio coinvolgendole in progetti di salute senza aspettare il tragico evento e senz aspettre che siano esse a imbattersi per caso in chi dia loro una scossa. In questa mancanza sta la responsabilità sociale.

Recita la Società Di Prevenzione ed Eradicazione Degli Attacchi Cardiaci (SHAPE):

“… For 50% of Americans the very first symptom of heart disease will be either sudden death or a full heart attack and nearly half of first heart attack patients will die from that event. Despite all of the recent scientific advances, your doctor’s approach to accurately predict risk for heart attack may be outdated and leave you vulnerable…”

Che é come dire: “… abbiamo sufficienti conoscenze scientifiche per individuare le persone vulnerabili e mezzi per curarle, ed invece incoscientemente le lasciamo nella loro vulnerabilità senza muovere un dito…”

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