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dialogando sul diabete il blog di Ennio Scaldaferri

Definizione di interazione farmacologica: quanto distante è la pratica clinica? (Art. 3)

Posted on | agosto 1, 2013 | No Comments

Dopo aver visto il significato di “Interazione farmacologica” in generale ed averne illustrato le caratteristiche principali con un esempio pratico nel precedente articolo, esempio che vi invito a leggere perché forse vale più di ogni spiegazione, scendiamo nei particolari per una più completa comprensione.

Definizione

Diamone una definizione precisa, scientifica:

“le interazioni sono un fenomeno per cui gli effetti di un farmaco vengono modificati in presenza:

1)    di un altro farmaco,

2)    di un prodotto a base di erbe [1][i],

3)    di alimenti o bevande,

4)    di sostanze chimiche presenti nell’ambiente [2].

Interazioni farmacologiche: le cose da ricordareRicapitolando, ci aspettiamo che una medicina abbia determinati effetti ed invece se ne hanno altri, inattesi e per nulla piacevoli.

Si intuisce quanto complesso sia il problema: non si tratta solo di capire che cosa possa succedere assumendo due farmaci cotemporaneamente, ma bisogna pensare a una vasta possibilità di interazioni fra la medicina che si sta prendendo e tutta una serie di altre sostanze o prodotti.

Pratica clinica e Interazioni

Mentre scrivo queste righe cerco di immaginare se e quanto le implicazioni di questa definizione siano distanti dalla pratica medica e a quante riflessioni si dovrebbe accompagnare l’atto della prescrizione di un farmaco.

Cosa avviene in pratica? Ci si pone costantemente il problema delle interazioni?

Francamente non lo so. Credo che il medico prescriva e automaticamente faccia una complessiva valutazione dei possibili effetti del farmaco che sta suggerendo; illustra il motivo per cui il suo paziente è bene che assuma quella determinata medicina, spiegando che i vantaggi sono superiori ai danni che potrebbero venire da eventuali effetti collaterali.

Io credo che ci si fermi qui.

Può bastare? Se pensiamo a quel libretto che ho già citato e che contiene ben 1900 descrizioni di interazioni, dobbiamo concludere che no, non basta. E non basta anche perché mentre gli effetti collaterali sono ben descritti nei foglietti illustrativi, non è così per le interazioni le cui descrizioni sono solitamente meno comprensibili, perché spesso molto tecniche, come ho dimostrato con l’esempio della nifedipina e del fluconazolo.

La “mia” pratica medica…

Se analizzo ciò che io faccio, la mia pratica cioè, se la prendo come esempio – cosa più confacente che analizzare quella degli altri – , sì, dico che al problema delle interazioni sono aperto per vecchia abitudine e per personale esperienza di malattia, ma almeno finora, fino a che non mi sono messo a scriverne e a rifletterci dopo le mie ultime vicende, non ci ho pensato come la definizione sopra riportata prevederebbe: non credo di aver mai chiesto , ad esempio, se il paziente sta assumendo anche estratti di erbe o prodotti naturali o in quale situazione ambientale si trovi, se cioè sia esposto a prodotti chimici, magari nell’ambiente di lavoro nonostante abbia sempre considerato l’attività lavorativa come possibile causa di patologia.

… e la pratica del “Paziente”…

Ma c’è una cosa che a ripensarci mi viene chiaramente in mente: forse il sanitario può anche distrarsi o non considerare l’argomento con la profondità che richiederebbe, ma tutto sommato è il paziente a chiedere se può prendere quella medicina: la frase ”… dottore io sto già assumendo… posso prendere anche quest’altra medicina insieme?” la ricordo come richiesta rivoltami molto spesso, per fortuna.

E’ come se il paziente l’avesse molto bene in mente che le medicine sono pericolose e forse immagina che il medico a furia di prescriverle ci abbia fatto troppo l’abitudine: nondimeno un errore egli fa e molto grave: prodotti naturali e estratti di erbe: i pericoliquello di ritenere che i prodotti naturali siano innocui; invece non è così e le interazioni farmaci-erbe possono essere ancor più pericolose, oltre che meno note, dati i complessi meccanismi con cui solitamente interagiscono, argomento che riprenderò in seguito.

Conclusione

Cosa deve fare dunque il medico e, perché no, il farmacista, oltre a illustrare effetti collaterali ed utilità del farmaco?

In fondo è semplice, nient’altro che rispondere alla sollecitazione del suo paziente: per ogni farmaco che prescrive vanno valutate minutamente le interazioni, e minutamente spiegate.

Il colloquio con la signora Maddalena che vi riporterò nel prossimo articolo ne è dimostrazione (continua).



[1] Herb-drug interactions and mechanistic and clinical considerations. Chen XW, Sneed KB, Pan SY, Cao C, Kanwar JR, Chew H, Zhou SF. Curr Drug Metab. 2012 Jun 1;13(5):640-51.

[2] Interazioni indesiderate tra farmaci. Karen Baxter , Jennifer M. Sharp. Adverse Drug Reaction – N. 181, Febb. 2008



[i]

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