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dialogando sul diabete il blog di Ennio Scaldaferri

Ma che cosa significa colesterolo “ai limiti”? Raccontando la pratica clinica (art. 1)

Posted on | settembre 27, 2013 | No Comments

Ho il “colesterolo ai limiti”, mi dice un paziente cinquantenne, il sig. Salvatore, giorni fa, “me lo ha scritto il cardiologo” aggiunge “ma per fortuna il cuore è a posto e non mi ha dato medicine: lei che ne pensa, posso stare tranquillo?”.

colesterolo al limite o borderlineE’ la domanda che mi pone un paziente porgendomi il suo referto di visita specialistica cardiologica, confortato dalla buona notizia che il cuore è a posto.

Che fare di fronte a un paziente sereno che ti mostra un referto rassicurante – il quale tutto sommato ha solo una frase un po’ sibillina – e, ad affinarla, si capisce che la domanda te l’ha posta pro-forma, probabilmente aspettandosi solo una conferma tranquillizzante?

Il fatto è che, ad affinarla, io sono piuttosto perplesso su questo “essere a posto” di Salvatore sul piano cardio-vascolare, perché è una conclusione che dipende dalla prospettiva, dai punti di visuale da cui guardi il suo piano clinico, punti che sono almeno due:

1)     se infatti guardiamo il suo stato di salute da vicino, così com’è ora, in questo momento, concludiamo che non ci sono problemi, poiché il cuore è sano: al cardiologo si chiedeva una fotografia dello stato del paziente e il suo compito l’ha ben svolto;

2)     ma da un punto di vista “preventivo”, prospettico, pensando a come starà Salvatore fra dieci anni, il suo sentirsi sicuro non è per niente… “rassicurante” ed anzi vanno presi provvedimenti immediati per motivi che vediamo subito.

Decido così di sollecitarlo con una pacata discussione affinché egli giunga a diverse conclusioni da solo, in modo indolore. In sintesi:

Ma secondo lei” gli chiedo “che cosa voleva dire lo specialista con quel “al limite?”

Colesterolo al limite, numeri e datipag2A Salvatore, che è una persona attenta, non è sfuggito che quelle parole fanno parte di una frase che contiene altre citazioni e più precisamente quelli che solitamente vengono chiamati “fattori di rischio” (FR): infatti, scorrendo ciò che è stato scritto prima e dopo nel referto, si legge:

“Salvatore fuma 15 sigarette, è in sovrappeso, ha il diabete, è sedentario, ha “il colesterolo ai limiti”, è iperteso in trattamento…”.

E’ evidente che lo specialista ha elencato i FR, vale a dire quelle alterazioni o situazioni che messe insieme possono nel tempo portare ad ammalarsi della malattia aterosclerotica (Infarto, ictus, ecc.)

Gli illustro il significato della frase nel suo insieme e vedo che Salvatore mi guarda perplesso e preoccupato.

“Capisco,”soggiunge “sembra che io abbia tante cosette che non vanno bene, però almeno del colesterolo non debbo preoccuparmi più di tanto, no? Ha una “stellina” nel referto di laboratorio, ma vedo che il numero è solo appena fuori… forse è questo che voleva dire il cardiologo quando ha scritto che è “al limite”? Che essendo appena fuori possiamo ignorarlo?”.

In effetti, temo proprio che volesse dir questo. E’ purtroppo un’opinione corrente. Come la dicituraDislipidemia Borderline”, che è una irrimediabile, sonora sciocchezza, diciamo una fesseria[1].

Guardiamo gli esami di Salvatore definiti “al limite” – potremmo anche usare il termine “borderline” che ha lo stesso significato: il suo colesterolo totale è appena 218 mg dl: chi si allarmerebbe per soli 18 punti in più, rispetto a quello che consiglia come normale il laboratorio?

E invece…

Mi ascolti, Salvatore,” gli dico ”noi sappiamo, come informazione generale, che il colesterolo è dannoso per le arterie e possiamo pensare che più alto è e peggio sia e che quanto più numerosi siano i fattori di rischio, tanto maggiore sia il rischio complessivo, totale che si corre.

Ora, prendiamo, ad esempio, una persona della sua stessa età che avesse il suo stesso valore di colesterolo, però senza diabete, che non fuma, che fa attività fisica e senza pressione alta – quindi senza altri FR -: le verrebbe da pensare che quel poco di colesterolo in più, in questo caso, abbia lo stesso peso, la stessa pericolosità che ha per lei che invece ha tanti altri FR?”.

dislipidemia e prevenzione cardiovascolareSalvatore riflette un poco e poi mi dice: “e già, per me quel poco di colesterolo potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso, mentre la persona presa ad  esempio è… ben lontana dall’orlo del vaso, avendo come rischio solo quel poco di colesterolo”…

Bravo Salvatore, bella esemplificazione! “Come dire” specifico “che quel signore, senza altri rischi, di quel poco di colesterolo può fregarsene, e lei invece…”

“ed io invece mi debbo curare”, conclude sommessamente Salvatore.

Non mi resta che approfittare della sua convinzione per suggerirgli subito una terapia che sono certo a questo punto farà con convinzione.

Conclusione

Credo che sia chiaro il ragionamento che mi ha portato a suggerire una terapia in una persona con il colesterolo appena fuori: è l’insieme dei FR che ha importanza oltre alla entità di ogni singolo fattore.

Però il problema è ben più complesso, così vi lascio con questo interrogativo:

E’ corretto che io ragioni solo sul valore del colesterolo totale, ignorando le altre “Frazioni Lipidiche”?[2]



[1] Così come è erronea opinione che se sul referto di laboratorio non ci sono stelline, si è a posto: per il colesterolo non è proprio così.

[2] Per approfondire l’argomento si può leggere.

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