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dialogando sul diabete il blog di Ennio Scaldaferri

La giusta via di mezzo fra una reazione “atterrita” e una reazione “nonchalant” di fronte alla diagnosi di GDM e di terapia con insulina

Posted on | agosto 25, 2011 | No Comments

In questa serie di post dedicati al Diabete Gestazionale(GDM) sto parlando della reazione della donna incinta di fronte alla notizia di GDM. Ho riportato nei precedenti post due esempi tratti da una pubblicazione fatta su una rinomata rivista, due situazioni tipo.

Commentiamole:
La nostra prima paziente
era già di suo un po’ ansiosa e l’essere stata inviata ad un centro specializzato ha amplificato la sua ansia: forse una tale decisione dovrebbe essere accompagnata da una spiegazione posta con toni gentili e affabili del perché c’è una alterazione del glucosio ed i motivi per cui si preferisce l’invio al centro specializzato. E poi non è male che sia presente anche il partner alla visita; egli può porre domande e correggere anche ciò che magari la paziente ha mal compreso: certo talvolta peggiora le cose, e questo va messo nel conto.

Dato lo stato d’animo di partenza della signora le informazioni andrebbero vanno diluite e la rassicurazione dovrebbe prevalere.

La seconda paziente ha una situazione clinica e di laboratorio ben più allarmante della prima paziente oltre che una età maggiore, ma in fondo prende le cose “allegramente”. Il medico, consapevolmente o no, accompagna questo atteggiamento fornendole solo essenziali indicazioni e senza inviarla a consulenza specialistica. Ma al medico corre l’obbligo di rendersi conto se la paziente abbia capito fino in fondo la situazione in cui si trova e l’assoluta importanza del buona controllo della glicemia sia per lei che per il bambino.

Insomma è il colloquio con la paziente che deve suggerire la giusta misura da tenere; come dire:

  1. é estremamente importante trovare un equilibrio tra il dare informazioni superflue, non necessarie o ridondanti e non darne affatto o darne troppo poche;
  2. é indispensabile alla conclusione della visita cercare di capire quanto la Paziente si è resa conto di quel che abbiamo di fronte;
  3. bisogna verificare già nei giorni successivi, non dopo 15 gg., che tutto sia stato chiaro facendosi inviare un diario delle glicemie, dell’alimentazione e dello stile di vita tenuto, diario che ci dirà subito se la Paziente ha compreso ed è in grado di seguire le indicazioni.

Ma trovare la giusta misura è complicata dal fatto che:

  1. il tempo a disposizione per verificare se la paziente fa tutto a puntino e quindi per avviare una terapia con insulina è ristretto;
  2. solo il buon esito della gravidanza ci dirà se tutto è stato fatto correttamente;
  3. non sempre le rassicurazioni sono sufficienti, per quanto il medico si voglia sforzare di usare parole semplici, che non spaventino, direi protettive: non c’è niente da fare, il momento è di difficile superamento.

Ho detto prima: disponibilità al colloquio, ma indispensabile solidale fermezza.

Le “Clinical pearls” dell’articolo che in seguito esporrò lo impongono…

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