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dialogando sul diabete il blog di Ennio Scaldaferri

Di ritorno a Latronico, in vacanza, il Paese dove si scrive…

Posted on | agosto 1, 2012 | 7 Comments

Ed eccomi di ritorno al mio Paese di origine, a Latronico, il Paese dei gaudenti come ricordai un anno citando il film di Rocco Papaleo. Ma esso di gaudenti proprio non è mai stato, quanto piuttosto di emigrati, di lavoratori e talvolta, purtroppo, di persone in attesa, come spesso lo è il Meridione.

latronico e sullo sfondo il Monte Alpi, ripresi da SudPer me è il luogo delle suggestioni: ricordi, gli affetti più preziosi, le amicizie durevoli, momenti piacevoli trascorsi e naturalmente sofferenze. Un magnifico borgo appoggiato su due colli prospicienti:

1)     a sud il “Castello, hū Castieddŭ” – del quale però nessuno ha ricordi – con il vecchio nucleo e le sue strette viuzze precipita verso scoscesi calanchi, verso la valle del Fiumicello e verso quella del Sinni, boscoso in questo tratto, arido più a valle;

2)     a nord l’altro, prospiciente, “il Monastero, hū Munistériū” – di cui non c’è traccia – che invece si allunga salendo verso la “Fossa del Lupo”, il cui nome dice tutto – una specie di sella d’inverno battuta da tutti i venti – che risale sul ripido Monte Alpi (1900 m): lo chiamiamo “Arpŭ” e “simu iuti a l’Arpŭ è l’essere andati in cima o comunque l’averlo percorso.

Latronico visto da NordSul Monte Alpi si andava per raccogliere legna nella estesa faggeta e nel cerreto, ma anche per escursioni: è il luogo delle mie giovanili arrampicate. Queste allora quasi obbligatoriamente si compievano lungo la dorsale SE delle “Coste le Ghiaie” versante scosceso, ma accessibile senza attrezzatura benché senza sentieri segnati, nelle notti di luna piena per giungere prima alla Punta del Corvo e infine a Santa Croce, giusto all’alba in cima per godere l’impagabile sorgere del sole con il suo riflettersi ben lontano nel mar Ionio:

già siamo nella Magna Grecia, e questa è la terra del Sinni[1], il Siri di Archiloco – Davvero non c’è luogo bello e amabile / e dolce, qual laggiù sul Siris rapido - pare che egli avesse esclamato di fronte a un paesaggio tutto da vivere. Siritide è la zona nel suo complesso.

Del Sinni – “‘a jumara” – una volta temuto, io ne ho in mente la voce che da casa mia si udiva limpidamente quando nelle sere invernali in paurosa piena precipitava verso valle: la sua voce ora si è spenta in una diga a monte per essere zittita del tutto da un’altra a valle: e pensare che era navigabile fino al ‘600-700![2].

Ugualmente è scomparso il chiù” dell’Assiolo che nelle notti estive faceva udire il suo ripetuto richiamo: il chiù è sostituito da un rumoroso viadotto che ingegneri ciechi all’ambiente hanno sistemato a obbrobriosa corona del paese verso ovest (e a loro memoria).

I due colli, Castieddŭ’ o Capada’ùtu, come mi pare i giovani preferiscano, e Munistériū sono uniti dalla Piazza: da noi è la “Codda”: questa non è un semplice luogo del borgo, è il “tutto”: dai un appuntamento ad un amico? Dove? Ovvio, nella Codda (‘nì vidimu ‘nda codda). A che ora? Non esiste, la nozione del tempo è relativa: stasera o “‘nda jurnata” – nel corso della giornata – e ci siamo intesi, tanto dalla codda prima o poi si passa

Il paesaggio, quello che rivedo sempre con le stessa emozione, è davvero impareggiabile, spaziando ad ovest verso le faggete del monte Zaccana e La Spina, a nord, verso l’Alpi, Teduro e i loro boschi, a sud sulla catena del Pollino, a est, verso Il museo della Siritide raccoglie oggetti che provengono dalla valle del Sinni e dell'Agri e ne rispecchaino la storiala “codda dei Greci” (che pare avesse tanto di Greci e tanto di Etruschi) e Ischitelli (isçkitieddi), arido versante d’estate, chiuso a monte dal ponte dei Borboni, ovviamente dirupato.

Un lontano ricordo, lontanissimo anzi: diceva, accorato, un contadino di Ischitelli, da dove passavo durante una camminata: “…se potessimo fare 2 tagli d’erba per la nostra piccola mandria non avremmo bisogno di abbandonare questo luogo, ma ci vogliono bacini per l’acqua piovana…”. Sig. Sindaco di allora, che si possa in qualche modo risolvere il problema? E come no. Fu costruito in istituto scolastico. Anni dopo non c’era più un bambino… Tutto abbandonato, essendo la maggior parte delle persone del villaggio emigrate. E’ il Meridione.

Sono a Latronico, dunque, e sono contento.

Al di là dei luoghi ameni e dei frammenti malinconici della memoria, mi preparo a godere del mio soggiorno.

E vorrei sottolineare un fatto forse insolito: A Latronico si scrivono libri. Già, ci sono numerosi autori; si scrive di filosofia, di storia, di arte. Vi sono anche associazioni culturali molte attive.

Bene, ci sono due testi, scritti uno o due anni fa, che mi sollecitano intensamente: rappresentano proprio due mondi, esemplarmente descrittivi dei guai del Meridione.

Due libri di persone cresciute in ambienti molto diversi, l’una proveniente dal ceto medio degli anni ’40 e ’50 rappresento dagli artigiani – ceto medio in realtà con disponibilità economica minima – e dal ceto contadino, ancor più povero, l’altra.

Sto parlando di Albino mio compagno di giochi, geometra poi e “politico” nello stesso tempo, l’altro, Egidio, appena più giovane, la cui strada non si è mai incrociata con la mia, “aggiustatore meccanico” e poi imprenditore.

Hanno illustrato la loro vita, il loro lavoro, il mondo circostante, cioè Latronico e forse il Meridione, da ben diversi punti di vista. Probabilmente il loro scopo era soltanto ”raccontarsi”, ma il quadro che alla fine ne risulta è davvero intrigante.

Tenterò di parlarne dandoci un’occhiata da vicino.


[1] Etimologia ,Greco-Latina di vocabili dialettali nella zona di Latronico, di Antonio Rossi, in supplemento a “Basilicata regione Notizie 1/2002” http://www.old.consiglio.basilicata.it/pubblicazioni/rossi/Rossi.pdf

http://it.wikipedia.org/wiki/Dialetti_lucani

[2] La valle del Sinni è descritta mirabilmente da Elisa Conte nel suo “Episcopia, Cultura, arte e natura lungo il fiume Sinni”, Zaccara editore, 2012

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Comments

7 Responses to “Di ritorno a Latronico, in vacanza, il Paese dove si scrive…”

  1. Ebzo
    agosto 21st, 2012 @ 20:27

    Ennio, complimenti. Scrivi sempre meglio. Una lettura davvero piacevole! Buone vacanze a Latronico e stateci finchè potete che qui si muore dal caldo…..

  2. Ennio Scaldaferri
    agosto 22nd, 2012 @ 09:50

    grazie Enzo, ma è tempo che facciate un giro in questi luoghi: vi è proprio tutto: pensa che ho saputo di recente che la parete ovest del Monte Alpi ha pareti a strapiombo di 400-500 metri ed è palestra per il CAI di varie città per le particolari caratteristiche che presenta con passaggi di vi grado: vi sono delle vere e proprie vie aperte nominate. Quindi… muovetevi…!

  3. bettino
    agosto 22nd, 2012 @ 21:24

    Mi piace!
    dai scrivi ancora !

  4. Fatima
    settembre 21st, 2012 @ 14:41

    Torno dopo tanto tempo a curiosare e… sorpresa: non più questioni di salute (di sacrosanta utilità, ma, ahimé, un po’ noiose), ma una bella descrizione dei tuoi luoghi, e interessante. Son curiosa di leggere qualche informazione in più sui libri di cui scrivi.

  5. Ennio Scaldaferri
    ottobre 3rd, 2012 @ 11:21

    Me lo aspettavo, ma ti dovrai beccare presto discussioni sulla salute…! intanto pubblicherò il commento ai libri cui accennavo, commento che mi è stato più difficile del previsto per ovvi motivi affettivi: trovare un giusto equilibrio fra l’affetto che nutro per “gli scrittori” e il fare commenti obiettivi il più possibile

  6. Tommaso
    ottobre 3rd, 2012 @ 18:58

    Ciao Ennio, mi associo ad Enzo nel positivo giudizio sul tuo modo di scrivere ( anche quando scrivi di medicina ). Per ovvi motivi sono curioso di conoscere il tuo parere ( mi auguro non necessariamente diplomatico ) sui libri menzionati che, naturalmente, ho già letto. Un caro saluto…

  7. Ennio Scaldaferri
    ottobre 8th, 2012 @ 17:54

    Grazie Tommaso…. quasi quasi smetto di parlare di colesterolo e glicemia… Credo che per domani sera inserirò i 2 commenti. Grazie ancora…

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