diabetologando

dialogando sul diabete il blog di Ennio Scaldaferri

Potremmo ammalarci meno d’infarto? Usando riso rosso fermentato, forse? (2° articolo)

Posted on | luglio 6, 2012 | No Comments

… Dunque, ricordando la premessa fatta nel precedente articolo analizzeremo i motivi del perché non si riesca a fare una corretta prevenzione delle malattie cardiovascolari, vera falcidie e principale causa di morte nei Paesi Occidentali.

Ci concentreremo in questo e nei prossimi articoli sulla questione COLESTEROLO, inserito a ragione fra i fattori di rischio cardiovascolare, e sulle dicerie che lo circondano e che finiscono per impedire un adeguato intervento preventivo.

Lo farò partendo da circostanze veramente accadute, citando una vicenda della vita reale.

Ed ecco l’episodio da cui vorrei partire:

Incontro una mia vecchia conoscenza e scambiando un cordiale saluto mi confida:

“… Il farmacista dice che per il mio colesterolo, che non è poi tanto alto, posso benissimo prendere il Riso Rosso… “Inorridisco.

Non perché a dare questo suggerimento sia stato il farmacista, figura che stimo e di cui rispetto l’opera. Sia chiaro questo punto. Avrei avuto lo stesso moto d’animo se l’imbeccata fosse venuta da un clinico super luminare.

“Che scoperta” mi direte “questo evento è quotidiano… radio, televisione, pubblicità sui giornali, tutti che ti invitano a curare questo o quello con i più vari prodotti cosiddetti naturali”.

E ovviamente i prodotti naturali sono associati al concetto di innocuità: questo è il messaggio che arriva a tutti noi.

Non fraintendetemi, però:

a) Non sono contro i prodotti naturali per posizione presa, ma piuttosto contro l’uso incongruo di essi.

b) Né sono contro il riso rosso fermentato che peraltro è attivo… in rapporto alla quantità assunta come alcuni dei farmaci (le famose statine) che si pigliano in farmacia.

Da dove viene il mio disappunto, allora?

Da semplice assunti:

A)   non ha senso medico dire che uno ha solo un “po’ di colesterolo”;

B)   non ha senso medico volerlo curare in un certo modo per il fatto che.. “è poco”;

C)   non è un po’ di colesterolo di per sé che debbo curare, ma la condizione clinica di quella persona che si nasconde dietro “un po’ di colesterolo”;

D)   il colesterolo può essere un potente fattore di rischio cardiovascolare a prescindere dal suo valore, da quanto alto sia, cioè;

E) non sempre il colesterolo fa il danno “operando” da solo, ma per lo più si associa ad altri fattori dannosi che vanno studiati.

Questo ultimo punto significa che dobbiamo “misurare” il rischio cardiovascolare assoluto e totale, non tentare di curare un solo fattore, perché ciò potrebbe non essere sufficiente.

In conclusione, il puntare su un solo fattore di rischio ignorando la situazione complessiva e per di più il valutare quel fattore in modo erroneo (un po’ di…) significano già che la strada della prevenzione l’ho imboccata… al contrario…

CHIARO? E’ di questi punti che parleremo nei prossimi articoli.

Ma il “riso rosso, allora..?Vedremo, vedremo…

MA PERCHÉ PUR PARLANDO TANTO DI PREVENZIONE SI CONTINUA A MORIRE DI MALATTIE CARDIO-METABOLICHE-VASCOLARI, OVVEROSIA DI INFARTO DEL CUORE o di ICTUS?

Posted on | luglio 4, 2012 | No Comments

Sollecitato dal costatare quasi quotidianamente come tante persone siano state colpite da un infarto o da un ictus che sarebbe stato invece possibile evitare – e sfortunatamente per loro non é andata così – vorrei cercare di illustrare e far capire:

Le informazioni inesatte se non del tutto sbagliate, i preconcetti, i messaggi della pubblicità che qualcosa di vero lo dice, ma non tutto, e la mancanza di interventi sanitari, attivi e organizzati e non casuali, costituiscono una miscela dannosissima cui è difficile porre riparo.

Eppure disponiamo, sul piano medico, e da anni, di indirizzi precisi cui attingere tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno, indirizzi peraltro potenziati nel maggio 2012 dalla pubblicazione delle le linee guida europee in tema di prevenzione cardio-vascolare [1].

Con la serie di articoli che oggi apro vorrei dare una mano a che ciascuno impari un po’ a le conseguenze del non seguire le regole della prevenzionesalvaguardarsi, a che comprenda che cosa significa veramente “prevenzione” e le conseguenze nel non seguirne i principi nel proprio “progetto di salute”.

Lo farò proprio prendendo spunto da frasi che mi vengono dette in quanto medico in occasionali incontri o che colgo in ambulatorio, poiché mi sono reso conto che esse sono un incredibile panorama di indicazioni erronee, di credenze e di pregiudizi che non hanno base scientifica alcuna: pertanto si prestano ottimamente ad essere analizzate, da un punto di vista di una medicina aggiornata, in modo da evidenziare le conoscenze sbagliate da cui si originano.

Certe volte avrei voglia di registrare i colloqui per poi mettere a diposizione di tutti la assurdità delle richieste e le spiegazioni: ma purtroppo non si può..!

Ed allora cominciamo, anzi continuiamo visto che alcune cose le ho già trattate, puntando l’attenzione suli fattori di rischio si sommano e incrementano a vicenda COLESTEROLO:

  • è certo che esso sia un potente Fattore di Rischio cardio-vascolare;
  • è certo che se parliamo di fattori di Rischio riferirsi solo al colesterolo è però insufficiente;
  • è certo che in molte occasioni di colesterolo si… straparla a vanvera.

[1] Vale a dire una complessa serie di precise indicazioni rivolte al mondo sanitario su ciò che  utile fare per prevenire le malattie cardiovascolari (European Guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice (version 2012-European Heart Journal doi:10.1093/eurheartj/ehs092 -JOINT ESC GUIDELINES).

E’ assodato, gli spuntini al posto dei pasti sono una iattura, ma la colazione, invece…

Posted on | luglio 3, 2012 | No Comments

Il nostro paziente, disarmante per la simpatia che ispira quando descrive le sue abitudini alimentari vissute con l’innocenza di chi subisce un evento cui è ineluttabile sottostare, ha ricevuto un colpo ferale dall’apprendere che:

1)   la differenza fra i suoi spuntini ed una pasta asciutta è minima;

2)   la sua parca alimentazione, quando è proprio liscia liscia si aggira sulle 2100 calorie al giorno, senza contare i frequenti eccessi.

Un’enormità per lui, sedentario totale e non più giovane.

C’è un punto, però, che non gli è chiaro, che proprio non manda giù, cui tenterebbe di ribellarsi nonostante la sua bonomia:

composizione alimentare di un tipo di biscotti fatti in casaSentiamolo direttamente da lui:

Colazione? Mah! poca roba Dottore, cosa vuole, qualche biscottino e una tazza di latte”.

I biscottini in genere mi fanno fare un salto sulla sedia, poiché so per esperienza che sono una specie di buco nero: invito a precisare quantità e composizione.

“oddio, ma non li conto, perché vede, sono fatti in casa, sono leggeri”.

Denuncio la sorpresa. Con questi biscottini mangiati senza accorgersi può succedere di tutto. L’abitudine di consumare prodotti liberamente perché naturali o fatti in casa può essere deleterio.

Vedendo la mia perplessità si affretta a rassicurarmi:

sa, ho preso qualche ricetta da una famosa trasmissione televisiva, i menu di Benedetta”.

Mi tranquillizzo e mi allarmo.

Conosco la trasmissione, seria, ben fatta, in buon italiano che non guasta, un uso non smodato di grassi… ma… Benedetta non dice quanti biscottini mangiare… Non è certo suo compito[1].

Vi garantisco che i biscotti in questione, con gocciole di cioccolata e zucchero a velo, sono davvero buoni. Ma pesano e il risultato in calorie è drammatico.

Due di essi pesano da  50 a 60 grammi, a seconda di come li ritagli, e corrispondono a 350 calorie.

La colazione del nostro amico si arricchisce di latte e quindi arriviamo a oltre 500 calorie.

Sì, se i biscottini fossero due.

Ma siccome sono leggeri in quanto fatti in casa… non sapremo mai quanti ne vengono consumati.

L’unica conclusione possibile è:

colazione, un enigma calorico… Ahimè!

Dubbi sul perché la circonferenza addominale poi sia di 110 cm in aumento?


[1] Gi eventi descritti sono avvenuti in tempi diversi ed io li ho riassunti: infatti ho recuperato le ricette utilizzate dal nostro paziente e ho pregato mia moglie (santa pazienza) di riprodurle in casa. Abbiamo tagliato i biscotti come fatto da Benedetta e in base alla composizione e peso ho poi calcolato le percentuali dei componenti alimentari (salvo miei involontari errori).

Spuntino o pasto vero e proprio saranno pure equivalenti; però la colazione ci salva: biscotti fatti in casa.

Posted on | luglio 1, 2012 | No Comments

E l’idea dei biscotti secchi fatti in casa è associata a quella della leggerezza, della libertà di mangiarne a piacimento: essi rientrano tipicamente fra quei cibi di cui frequentemente si chiede: “Ma questa, o talaltra cosa, sì che si può mangiare, vero?”.

Tutti sappiamo che non è così, ma tutti abbiamo bisogno di giustificazioni, ogni tanto…

Cito i biscotti secchi fatti in casa in quanto fanno parte dei cibi che completano gli spuntini, cioè l’alimentazione tipicamente tenuta del paziente ieri descritto.

Esempio reale che ci dice quanto sia facile sbagliare a tavola e talvolta in buona fede.

Il Signore di cui parlavo, persona colta fra l’altro, era sinceramente in disappunto per i conteggi calorici che sono risultati dall’analisi dei suoi fatidici spuntini.

Certo, si potrebbe dire che l’esempio è al limite e che con uno spuntino non si assumono 60 gr di formaggio: provate a pesare 60 gr di grana… sono 2 pezzetti, giusto quelli che buttiamo giù magari aspettando la cena o il pranzo.

La chiacchierata con il mio paziente si è poi prolungata ed abbiamo steso il quadro di una giornata di alimentazione tipica: all’introito calorico risultante come media andrebbero aggiunti gli eccessi poi non tanto occasionali:

“sa Dottore, se arrivano dolci in casa… “, mi dice quasi sottovoce. “Capisco, ogni tanto… ma quanti ne mangia?” e con tono complice soggiunge “cosa vuole, contare le pastine!” e allarga le braccia “si fanno fuori tutte, ad libitum… però giusto ogni tanto…!”.

Forse meglio soprassedere al conteggio calorico dei dolci: rischio di mandarlo in crisi depressiva.

un signore che pensava di star digiuno e scopre di mangiar troppoLimitiamoci alla quotidianità – basta e avanza – e riassumiamola:

a)    i 2 spuntini descritti, con qualche variante (aggiunte di un piatto d’insalata e altre verdure) significano circa 1200 calorie (equilibrate);

b)   poi ci sono gli spuntini veri: solo frutta o uno yogurt: possiamo calcolare altre 200-300 calorie;

c)    e poi c’è la colazione e questa è un enigma calorico.

Ma preferisco che ce la racconti il nostro amico che vi prego immaginare in ambulatorio davanti a me, educato, tono sommesso, consapevole e accattivante: quando concludo che la somma dei suoi spuntini e colazione fanno 2100 calorie non sa più dove guardare.

Era sinceramente convinto di digiunare, più o meno.

“Dovrei cambiare, mormora sperduto, dovrei fare attività, ma come si fa a rinunciare alle cose buone…!

E’ affranto.

Davanti a tanto sconforto che dirgli? Come dargli torto?

Ma sentiamo la colazione (continua).

Un simpatico colloquio: “Ma io non faccio un vero e proprio pranzo, solo spuntini…”

Posted on | giugno 5, 2012 | No Comments

… Mi dice sconsolatamente oggi un paziente, “eppure la mia circonferenza vita è ben 110 cm, purtroppo in aumento. Certo, non mi muovo molto, sa le ginocchia…”

Comprensivo lo guardo sorridendo, ben sapendo quanto gli costi rinunciare ad un pasto, lui goloso dichiarato.

quale differnza fra pasto e spuntiono del mio Paziente?Poi, il dubbio.

“Scusi, ma cosa intende per spuntino? E cosa intende per pasto?” chiedo perplesso.

La spiegazione è semplice: un “pasto” è un fumante piatto di pasta asciutta di almeno 100gr, con un buon cucchiaio di formaggio e un sughetto di pomodori.

Con lo “spuntino”… siamo più sul vago essendo la materia prima un “po’ di” varie cose, come formaggio grana e qualche crackers. Il punto veramente centrale e contraddistinguente è l’essere volante, neanche sedersi a tavola insomma.

“Un quadratino di cioccolata?” insinuo.

Risoluto: “MAI, figurarsi… piuttosto mi sfogo con la frutta, quella sì, tanta.”

I miei dubbi crescono.

Sa cosa facciamo?,“un po’ di conti”. Vediamo, allora:

Spuntino, elenchiamo:

1)   frutta:

  1. quanta? “Almeno mezzo chilo, una bella pera e una bella mela”;

2)   un pezzetto di grana:

  1. “diciamo 20-30 gr? “Beh, no, anche 60-70…”

3)   Pane?

  1. “No quello mai, crackers, 20-30 grammi”.

Elenco finito. Facciamo i conti: 600 calorie. Mi guarda esterrefatto. Ma era frutta..! Vero, solo che era oltre mezzo chilo e il grana era una porzione di formaggio…

E qui la conclusione è ovvia, direi ineluttabile e immutabile: “ma allora neanche la frutta si può mangiare?!

“Ma guardi che glielo avevo detto, libera è solo l’acqua! Ricorda?

“Eh, ricordo, ricordo, ma sa la gola!”

Poi si riprende e speranzoso esclama: “ma allora quasi quasi mi faccio una pasta asciutta”.

Assumo un tono fra il provocatorio e i l canzonatorio, poiché il colloquio è oramai informale e possiamo giostrare a punzecchiarci:

E perché no, basta fare i conti”. Vediamo:

1)   pasta 100 grammi;

2)   pelati 100 grammi;

3)   Grana 20 grammi

4)   Olio un bel cucchiaio.

Calorie 630, distribuzione dei componenti nutrizionali sovrapponibile allo spuntino.

E’ incredulo.

Ma allora sono 2 pasti simili!”

Già!

“Praticamente dovrei fare la stessa dose d’insulina nei 2 casi?”

E già!

“Mi sacrifico per niente!?”

Proprio così.

Tanto varrebbe…” e tenta un’ultima carta: “ma se prendessi riso, là si che… forse…”

“Non creda, non creda, vuol che facciamo i conti?”

Per carità, basta per oggi…

(Continua)

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