Nuovo Anno e vecchi ricordi: le escursioni sul Monte Alpi, a Latronico
Posted on | gennaio 6, 2014 | 10 Comments
Il Monte Alpi, territorio di Latronico, è una specie di “errore geologico”, perché pare che non dovrebbe esser lì. Ma invece c’è, come una specie di cono rovesciato, con parete ripide, spettacolarmente rupestri e strapiombanti e cosparse di pini loricati a Ovest, più accessibili a sud, lato dal quale è di solito fotografato.
Tre tipiche cime e alcune minori; la più alta, Pizzo Falcone , il vero Monte Alpi, che con i suoi 1900 m. è fra le più elevate dell’Appennino Lucano. Ma l’escursione si fa classicamente alla cima di mezzo, Santa Croce, m. 1893, che per prospettiva sembra la più alta.
Estese cerrete e faggete, pascoli, un ambiente incontaminato, un paesaggio incredibile a 360° e un minimo di turismo.E’ sito di importanza comunitaria[1].
Il Monte Alpi e i Latronichesi
Latronico ha un rapporto strettissimo e contraddittorio con il Monte Alpi. Intanto in dialetto esso non è un monte, ma semplicemente “l’Arpu”, con il quale si tiene un rapporto ambivalente: temuto – credo che gran parte dei latronichesi mai sia stato fin in alto partendo dal paese – ma anche guardato con orgoglio come cosa che altri non hanno. Riserva “energetica” specie in passato, i farmacisti che furono vi si recavano sistematicamente per raccolte di erbe medicamentose; i notabili di fine ‘800 e inizio ‘900 vi trascorrevano vari giorni in un campeggio posizionato in una tipica valletta a circa 1500-1600 m, nominata Valle Fiorita (“çhiana fiurita”). In cambio ci segna l’inizio dell’inverno, con il suo precoce imbiancarsi; ci riparava, e lo fa ancora, dai venti gelidi di Nord-Est – “a vòria” – e d’estate il suo oscurarsi ad ovest indica un improvviso calo della temperatura.
Estinti i farmacisti di allora, mezza popolazione emigrata, pascoli e boschi semi-abbandonati, di turismo manco a parlarne, del Monte Alpi più recentemente non si è fatto alcun utilizzo, se non da parte dei cacciatori. Almeno “in casa”.
Vari gruppi escursionistici si allenano sulle pareti Ovest
Perché da fuori vengono vari gruppi di escursionisti e la parete ovest è stata segnata da vie alpinistiche compreso vie sciistiche, da alcune sezione del CAI[2] che fanno anche corsi di alpinismo su roccia; le immagini delle “lisce d’Arpu”[3], placche di roccia liscia e compatta alternata a cenge e gradoni, mi hanno non poco sorpreso, specie quando leggendo la descrizione ho appreso come la via, la più lunga dell’Italia meridionale peninsulare, mostra difficoltà fino al VI+ (foto).
Perché sorpreso? Perché pur passando varie settimane a Latronico mai ho avuto sentore di simili attività, proprie di altre ben più importanti montagne.
E le semplici passeggiate per escursionisti non esperti?
Quando ero giovanissimo non si concepiva proprio la passeggiata al Monte Alpi, ma io per fortunata coincidenza potetti fare la mia prima escursione proprio da adolescente: guida di eccezione il temuto Maresciallo Neri (carabiniere in pensione), spauracchio dei ragazzi, perché allora la strada era nostra e in quella si viveva e immagino si disturbasse non poco. Ma in montagna il Maresciallo era una guida impareggiabile. Essendo il figlio Peppino mio compagno di giochi (e di urlate quando eccedevamo in strada) capitò che fossi nvitato. Fu permesso dai miei, con una certa apprensione, perché allora sembrava una cosa propria da grandi. Ed in effetti non era una passeggiata: l’itinerario era lungo ed ostico e certo non si disponeva dell’armamentario tecnico di ora (il mio zaino era quello che mio padre usava da “soldato”!).
La mia prima escursione
Partimmo, nel giorno stabilito, 2 adulti e 2 ragazzi, dalla piazza del paese puntuali a mezzanotte – a piedi ovviamente – per giungere alle falde della montagna dopo 2 km e mezzo circa di strada rotabile e quindi, evitata accuratamente la mulattiera, dopo breve sosta di orientamento, intraprendemmo l’ascesa inerpicandoci lungo il costone est – Coste le Ghiaie – per coprire da quel punto un dislivello di 800 m. con notevole pendenza. Con quale luce? Quella della luna. Salita aspra? Si molto. Ma c’erano sentieri? Sì, quelli delle capre. E’ nitido il ricordo di quella prima volta. Ai piedi del costone, nero, incombente minaccioso, con davanti ore di cammino, nel silenzio assoluto, senza poter tornare indietro, un brividetto di paura. Peppino, più grande, mi sostenne. Ho sempre pensato che il maresciallo non se ne accorse, ma così non era. La sua guida era impeccabile. La salita non finiva mai, ogni tanto sembrava prossima la cima, ma poi si trattava solo di uno spuntone giunto sul quale un altro se ne parava più in alto. Sembrava non dovesse finire mai.
All’alba il primo traguardo, Punta del Corvo, a 1742 m. In uno spazio ristretto con precipizi davanti e dietro il maresciallo ci dispose, rigido, lì. Grande la ricompensa: nell’incerta luce un panorama ineguagliabile, pur nel freddo pungente, monti, paesi in distanza e in fondo il luccichio del mare a sud est. Emozionato volsi lo sguardo verso Latronico, proprio lì sotto: un dislivello di poco meno di 1000 m. ci separava.
Niente discorsi là sopra a quell’ora, solo ascoltare il vento in silenzio, riverenti.
Ancora su, dopo, Santa Croce, poi Pizzo Falcone, che è la vera punta, per la verità arrotondata, del Monte Alpi; infine la discesa con lunga sosta e pasto alla sorgente Gavitoni. Indi il rientro sul far della sera. Distrutti.
In seguito, più grande, con gruppetti di amici, quelli di sempre, abbiamo rifatto quel faticoso tragitto più volte. L’entusiasmo ci muoveva, lontani mille miglia dal pensare che c’è un versante del monte adatto alle scalate vere e proprie. Poi per anni ed anni non sono più andato, ma ricordi ed racconti di quelle escursioni sono tanti e tutti cari.
Quell’ itinerario e quella modalità di “prendere” il Monte Alpi, di “misurarsi” con esso, credo sia caduto in disuso e le attività alpinistiche professionali sono storia recente.
Il Monte Alpi ora
Ma nel frattempo è cambiato tutto. Si va in macchina o con il trattore per un ampio tratto: qualche anno fa, infatti, non so quale strampalato e sprovveduto amministratore di Latronico, essendo piovuti un po’ di milioni nella nostra italica assenza di ogni programmazione si pensò di costruire una strada fin quasi a Piana Fiorita. Già, Piana Fiorita, il nome giusto per un parcheggio. Chissà che incremento turistico si pensava ci sarebbe stato. Nulla ovviamente. La strada, non essendo stata programmata alcuna manutenzione, è ora un tratturo “in estinzione”. E fa davvero specie vedere andare in pezzi pregevoli lavori come le barriere di protezione davvero ben costruite e rivestite di legno oramai ischeletrite.
Meraviglia? No, è la nostra storia, di questa povera Italia senza capo né coda.
Dimenticato il costone est dai più – almeno io credo – grazie ai trattori gruppetti vari di giovani raggiungono e per giorni bivaccano nei boschi in alto. Non so con che programma di valutazione e di studio del territorio. Non so se interfacciano con le varie équipe di escursionisti che vengono da fuori.
Tuttavia qualcuno è ancora tentato dal costone est…
Quest’anno mio figlio con 2 amici ha rifatto quel vecchio percorso. Uno di loro lo aveva più volte compiuto. Lo vedete in figura. Mi ha detto che è stato molto duro. Non c’è più il pascolare delle capre che teneva pulito il fianco del monte, ma ne era molto soddisfatto. A me è piaciuto e l’ho seguito con commozione. Anche per tutti quei segreti motivi, giusti o sbagliati che siano sul piano stretto delle relazioni, che ti fanno piacere ciò che il figlio fa che tu una volta facesti… E poi mi ha fatto rivivere il mio giovanile andare.
Perché ogni volta che sono a Latronico guardo e fotografo il monte, immagino di incamminarmi, e resta un cammino immaginario, perché gli eventi della vita non me lo hanno più consentito.
E ad ottobre…
Ad ottobre ho tentato… Da anni non mi recavo a Latronico per il ponte dei “Morti”, però quest’anno ho pianificato un ritorno per quella circostanza. Il tempo era splendido, ho fatto lunghe passeggiate preparatorie, poi mi sono rivolto ad Antonio, l’amico di sempre. Antonio non è una persona comune. Il suo sapere pratico e la sua affidabilità in tutto lo rendono un compagno di viaggio ineguagliabile. E non solo. Stavo bene, le giornate luminose. Così una sera lo incontro e gli dico: “’ndò, jamu a l’Arpu crai?” Antonio non è di molte parole. Mi guarda, sorride e “jamu, ‘u putimu fà”.
E siamo andati. Non dalla mezzanotte. Questo non più. Ma utilizzando i resti della strada.
Poi via fin sopra, cinque km andata e ritorno, circa 500 m di dislivello raccolti nell’ultimo tratto, attraverso la faggeta prima e una ripida pietraia dopo, mozzafiato e mozza gambe – per me – priva di sentieri. Antonio, sano e robusto, a sorvegliarmi, senza darlo a vedere, amico prudente e sollecito, come pochi sanno esserlo. Ce l’abbiamo fatta. Non so dire l’emozione. Seduti in cima abbiamo fatto un ricco spuntino, raccontandocela, che quasi ci coglieva sera. Un traguardo per il quale pur essendomi silenziosamente allenato, non ero certo di raggiungere e che ti dà la sensazione di esserci ancora nonostante tutto.
La mia compagna da una vita mi ha osservato, mentre mi preparavo, da distante. E sostenuto. Di solito piuttosto in ansia per me, questa volta fiduciosa e incoraggiante. Le sono grato.
Forse un giorno dirò a mio figlio e ad Antonio: vogliamo andare? per il costone est? Chissà se “u putimu fa”.
[1] Siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea con denominazione: “ Alpi – Malboschetto di Latronico, cod.: IT9210165”
[2] Monte Alpi, parete W, Via della Continuità”, 29 settembre 2002… “per quel che ci risulta rappresenta la via di roccia più lunga sinora aperta in Appennino Meridionale…”In Sentiero Degli Dei L’appennino Meridionale – Cai Na, Pag 69 E 77”.
[3] Le Lisce d’Arpe, nuova via d’arrampicata sul Monte Alpi in Basilicata del 03.10.2013 di Cristiano Iurisci, in www.planetmountain.com
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Il dopo pizza è già pronto, ma aspettiamo… il dopo Feste
Posted on | dicembre 31, 2013 | No Comments
Già, LDL, Colesterolo Totale, buono e cattivo, fattori di rischio…ma è proprio necessario parlarne durante le Festività di fine anno?
Credo che si possa soprassedere e riprendere le fila del discorso subito dopo.
Intanto spero che il calcolo delle vostre LDL lo abbiate fatto. Tenetelo buono, lo useremo dopo l’Epifania: chi non ha gli esami disponibili, potrà sempre farli. E badate bene che non mi riferisco agli… anzianotti, ma ai giovani e agli adulti: è là che si interviene per prevenzione, come ebbi a spiegare tempo fa ad un incredulo giovane adulto[1].
L’anno prossimo… vi mostrerò alcuni dati che vi convinceranno facilmente, ma dimentichiamocene per ora, perchè…quando ci vuole… ci vuole e questa sera sarà a diritto una di quelle volte: ci vuole proprio. Come fare a pararne le conseguenze? Se ne parla diffusamente dappertutto, però semplicemente potreste leggere 2 articoletti che avevo scritto nel 2011: sono ancora validi, semplici ed esaustivi.
Domani, però.
Inizio: “…. Se hai una malattia metabolica, come a dire che sei affetto da diabete o da dislipidemia o se soffri di gotta o di ipertensione o se hai il fegato grasso non puoi permetterti di mangiare liberamente. E, in vista delle feste natalizie, certamente sarai subissato di minacciose indicazioni. Ci si trova con parenti ed amici…”, [continua a leggere]
Inizio: “… Abbiamo visto come “parare” i colpi derivanti da quegli inevitabili eccessi culinari cui tutti andiamo incontro con gran piacere e qualche tardivo senso di colpa nel periodo natalizio. Pur dovendo ragionare sul singolo caso, direi che non ce la possiamo cavare con una generica proibizione: facciamo l’eccezione, ma cerchiamo di gestirla acconciamente..” [continua a leggere…]
Un Buon Anno a tutti.
Per me, e per coloro che con affetto mi circondano, quello che sta finendo è stato un anno non proprio facile, ma si sta concludendo con un regalo che meglio non si poteva: avrò uno degli impegni più belli che mi potessero capitare: partecipare a badare ad Jacopo, il nipotino che è venuto ad allietare le vacanze natalizie, e poiché non ho intenzione di togliere a Tommaso neanche un solo istante di quello che mi richiederà.. dovrò semplicemente moltiplicare e non dividere….
Ne sono felice
[1] Un colloquio occasionale: lo dirò a mio padre che certo, data l’età, è molto interessato a… Posted on | gennaio 24, 2011 | 2 Comments
[2] Feste Natalizie: Vengo (Mangio) Anch’io… No, Tu No, Ma Perché? Perché…(1), Posted on | dicembre 23, 2011 | 2 Comments
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15 Anni di Analoghi dell’Insulina e di Evoluzione della Terapia del Diabete…
Posted on | dicembre 12, 2013 | 1 Comment
…ovverosia, “l’insulina che si adatta allo stile di vita”, potrei dire come sottotitolo, avendola io personalmente così definita dopo le prime esperienze..!
Si celebra in questi giorni a Torino con un incontro medico diabetologico un evento molto importante nella storia della terapia insulinica del diabete: il 15° anno dall’arrivo della prima insulina ad azione ultrarapida, l’analogo LISPRO, la quale ha modificato in meglio le condizioni della vita, e non solo, di si chi si cura il proprio diabete con insulina[1].
Gli eventi innovativi nel corso della vita professionale
Io, per la mia oramai lunga professione di diabetologo, ho vissuto in prima persona molti eventi innovativi nel campo diabetologico, sia in quello organizzativo e “qualità delle cure” che per quanto riguarda la “pratica clinica” in senso lato. Ho così assistito negli anni ad una trasformazione integrale del modo di cura e controllo del diabete, con il paziente che ha assunto via via una maggiore rilevanza di per sé (si dice con brutta frase e brutto concetto “metterlo al centro”, come se la sua posizione potesse mai essere “di lato”).
Nel campo della pratica clinica l’insulina Lispro – Humalog del commercio – si dimostrò una innovazione forse anche superiore all’avvento delle insuline umane, tanto da lasciarci all’inizio abbastanza increduli sulla sua utilità, come dimostra il fatto che alcuni diabetologi tardarono ad usarla.
Insulina Lispro, questa sconosciuta
Ricordo ancora con una certa meraviglia che a distanza di anni dalla sua commercializzazione, e nonostante l’arrivo di prodotti simili, alcuni parlavano ancora di “trasferimento o conversione” alla Lispro dalle vecchie insuline rapide, cosa che invece a mio parere andava fatta subito, pena il privare i diabetici di una grande opportunità di cura.
Io ricordo nitidamente quel periodo di oltre 15 anni fa: quando vidi i primi grafici che descrivevano il comportamento della Lispro ne restai abbastanza sorpreso, perché a confronto l’insulina rapida-regolare umana in uso, che pure pensavamo ad azione così veloce da coprire il pasto, sembrava una insulina lenta, una tradotta, più o meno.
Erano affidabili quei grafici?
A presentarmi questo nuovo prodotto furono persone di grande preparazione ed onestà professionale, le quali a lungo mi hanno assicurato una schietta collaborazione di cui mai ebbi a pentirmi, ma tuttavia la novità era tale che era lecito prendersi tempo per riflettere e studiare.
Fummo in realtà fortunati come Centro, in quanto venimmo invitati a partecipare ad un Trial clinico nazionale – (poi pubblicato come “Italian Multicentre Lispro Study Group” [2]), e quindi potemmo con un certo anticipo valutare il funzionamento della Lispro. Noi studiammo un piccolo numero di pazienti, che fanno parte dei 1184 complessivi del trial italiano, ma immediatamente ci rendemmo conto dei vantaggi dell’usare tale insulina.
Un lavoro di gruppo
Il giorno stesso che lo studio terminò raccolsi i dati e li esaminai con il Dott. G. Bidoli (ora dedito alla cura del piede diabetico) e il dott. M. Orrasch (trasferitosi a Trento per avvicinarsi alle sue terre), con l’allora caposala R. Santantonio e con il gruppo infermieristico, che partecipava sempre, per scelta, alle discussioni scientifiche.
Decidemmo all’istante due cose:
- di fare un convegno in anteprima – probabilmente il primo in Italia con dati clinici propri – per rendere noti i nostri risultati (invitati furono G. Bolli e S. del Prato, due grandi della diabetologia italiana) e la novità a medici di famiglie e dell’ospedale;
- ci preparammo ad un passaggio tempestivo dei nostri pazienti in terapia insulinica dalla oramai vecchia alla nuova terapia, mettendo in moto i meccanismi necessari.
Non appena la Lispro fu in commercio (Humalog) ne iniziammo un utilizzo intensivo ambulatorialmente e per i pazienti ricoverati, per i quali l’indicazione all’uso era ancora più stingente e decisiva per migliorare il controllo del diabete, essenziale in situazione di malattia intercorrente. Nel giro di pochi mesi centinaia di ricoverati avevano usufruito della nuova terapia e almeno un migliaio di diabetici ambulatoriali.
Nel giro di 2-3 anni il 92% dei pazienti in trattamento nella nostra ULSS con analoghi rapidi erano quelli seguiti dal nostro centro.
Ma da dove scaturiva tanta convinzione?
Basta guardare il grafico che vedete al lato: salta evidente agli occhi la differenza di profilo glicemico se si usa l’insulina rapida normale (il confronto era con Humulin R) e l’analogo Lispro(1), senza contare il vantaggio che ne derivava sul piano pratico.
In una relazione che tenni all’Università di PD in tema di trattamento con analoghi nel 2004 una delle mie conclusioni fu:
- Immaginiamo la differenza che c’è fra il dover modulare la propria vita sul ritmo:
- dose d’insulina, attesa nei pressi della tavola per 30-45’, indi pranzo con inevitabile iperglicemia post-pasto e possibile ipoglicemia più tardi,
- ogni giorno, 3-4 volte al giorno e per sempre,
- dose d’insulina, attesa nei pressi della tavola per 30-45’, indi pranzo con inevitabile iperglicemia post-pasto e possibile ipoglicemia più tardi,
- e quest’altro ritmo:
- sedersi a tavola, valutare quello che si mangerà, decidere la dose d’insulina, somministrarla e poter pranzare dopo qualche minuto…
- … questa è la differenza fra usare l’analogo e la vecchia insulina, quindi…
Ho pensato che una selezione di quella relazione, che contiene la spiegazione del grafico e le diapositive commentate, possa essere utile il metterla a disposizione per chi ne abbia interesse[3].
Lispro fa parte di un momento importante della mia vita professionale, un momento vivo e interessante di cui serbo un bel ricordo, poiché facemmo, come gruppo di lavoro armoniosamente attivo, una cosa utile e di valore. E questo resta.
Gli anni che seguirono furono molto più duri.
[1] Lispro non è la sola insulina ad azione rapida in commercio in Italia, successivamente furono commercializzate l’ASPART e la GLULISINA (Novorapid ed Apidra). La Position Statement SID AMD SEDP sul principio di equivalenza per gli analoghi rapidi dell’insulina (2012-2013) ha stabilito che: “…ad oggi, non esistono evidenze scientifiche significative che dimostrino differenze tra le insuline glulisina (Apidra®), lispro (Humalog®) e aspart (NovoRapid®) rispetto al meccanismo d’azione e ed efficacia clinica, ma sono invece da segnalare differenze tra le insuline menzionate in termini di modalità di somministrazione, di indicazioni terapeutiche in sottogruppi di pazienti, di condizioni patologiche e di controindicazioni specifiche…”
[2] Italian multicentre study of intensive therapy with insulin lispro in 1184 patients with Type 1 diabetes. Valle D, Santoro D, Bates P, Scarpa L; Nutr Metab. 2001 Jun;14(3):126-32.
[3] I dati contenuti nella mia relazione furono a suo tempo resi noti per conoscenza comune: ringrazio nondimeno il dott. A. Paccagnella, attuale Responsabile della UO di Diabetologia dell’ULSS9 TV, che concorda con l’odierno uso.
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La chiacchierata in pizzeria: “ho il colesterolo a 241 mg/dl” (art. 3)
Posted on | dicembre 6, 2013 | 1 Comment
Continuiamo il nostro viaggetto intorno al Colesterolo, raccontato nell’articolo 1 e nell’Articolo 2 (o post, se preferite chiamarli così) di questa serie. Anche qui vi riporterò un esempio, una conversazione realmente avvenuta, per rendere più “appetibili” considerazioni che non sono proprio semplici: informarsi bene, purtroppo, talvolta costa fatica. Coraggio dunque.
Un breve richiamo
- Abbiamo suggerito una terapia ad una persona con il colesterolo appena fuori della norma indicata dal laboratorio, quando proprio non pensava che fosse necessario farla;
- poi siamo passati ad illustrare il sistema di calcolo del rischio totale di ammalarsi di aterosclerosi, calcolo necessario per prendere decisoni importanti;
- infine abbiamo illustrato il concetto fondamentale che è sul Colesterolo Cattivo (detto LDL o LDL-Col) che ci si regola per la cura e non genericamente sul Colesterolo;
- da ultimo abbiamo accennato alle altre frazioni lipidiche, cosa piuttosto complicata che ci lasceremo come completamento.
Accingiamoci dunque a fare questa chiacchierata – peraltro con un amico-paziente, cosa ben più difficile che con un estraneo - con lo scopo di avere le idee sempre più chiare in tema di dislipidemia (di alterazione dei vari tipi di colesterolo, cioè).
Attendendo la pizza
Il numero che trovate nel titolo, 241, l’ho preso ad esempio dal valore del colesterolo totale (che chiameremo Col-T per semplicità) di un mio amico, Gigi X., con cui sono andato a mangiare una pizza sere fa. In attesa del pasto mi ha parlato dei suoi esami, pessima idea per certi versi – la pizza ce la siamo quasi rovinata -, ma forse provvidenziale per lui…
Ed ecco nelle linee essenziali la conversazione fatta.
L’intrigante 241 di Col-T, né carne né pesce, né alto né basso, ma che fare?
“… Ennio, ho 241 di colesterolo” comincia Gigi “non è tanto alto, ma neanche normale visto che ha la stellina sul referto; il cardiologo, tutto considerato, vorrebbe darmi la statina[1]; come ti pare la cosa?”.
Intanto annoto che il cardiologo pur di fronte ad un valore di Col-T non particolarmente elevato si è attivato non contentandosi di generici consigli. Buona norma.
“Ma guarda che è una vita che ti dico che devi prendere in considerazione il tuo colesterolo!” gli rispondo con un certo distacco.
“Eh, va be’, però non è proprio un valore tanto alto e poi le HDL (il Colesterolo buono) sono a posto: il rapporto è accettabile. Io, poi, sai che cammino molto; insomma, mi sembra un’esagerazione” mi risponde Gigi X. un po’ sulle sue.
Erano cose che ci eravamo già dette. D’altronde io lo capisco, nessuno prende volentieri medicine se non ne percepisce la importanza. E poi lui è sano, robusto e sta benone… anche se quanto all’ attività fisica, quella è tutta da discutere.
Il fatto è che l’aterosclerosi subclinica, cioè non evidenziabile con la visita medica o per come ci si sente, per l’appunto non dà alcun segno di sé: per questo si parla di prevenzione[2].
Solo il Col-T non basta
“Sì, ma so anche altre cose” gli rispondo. “Intanto che le tue HDL e il rapporto siano a posto è una buona cosa, ma non è decisivo ai fini della terapia: insomma, per aiutarti a decidere se devi curarti o meno dovrei sapere il valore delle LDL (il Colesterolo cattivo) e magari delle Apolipoproteine, se le avessi.”
“Eh, Eh, cosa mi tiri fuori ora, le Apolipo cosa? Io non lo so, nessuno me lo ha mai detto; non credo che queste cose ci siano negli esami” dice Gigi.
“Ho detto “APOLIPOPROTEINE”. Dosarle può essere importantissimo. Sì, lo so che non si fa. Pazienza. Però contentiamoci delle LDL: ti ricordi il valore delle HDL e dei Trigliceridi?”.
La sorpresa, il Calcolo delle LDL con una formula
Gigi me li riferisce: Col-T= 241, come già sappiamo; HDL= 49; Trigliceridi=125. Il calcolo del colesterolo cattivo, vale a dire delle LDL, è semplice. Lo faccio rapidamente e salta fuori che le LDL sono pari a 167 mg/dl, ben lontane da quel 115 mg che al più bisognerebbe avere come massimo, se proprio il resto è tutto liscio.
Il mio amico si apre in un sorriso di compiacimento, perché quel 167 gli pare un buon valore: solo che qui NON stiamo parlando di Col-T – che allora sì sarebbe un bel valore – , ma di LDL, di una frazione lipidica, quella cattiva, distinta dal Col-T e che ha un intervallo di normalità diverso e soprattutto variabile da persona a persona: che è poi lo strucco del discorso.
Per cui al soddisfatto “Beh, mica è tanto alto” con cui Gigi commenta il risultato debbo contrapporre un po’ a muso duro un sonoro: “Mi spiace, no, proprio non ci siamo. E poi c’è qualche altra considerazione da fare:
- tuo fratello è morto di infarto,
- sei in sovrappeso e fumi,
- hai la pressione alta;
- a conti fatti le tue LDL debbono essere ben più basse!.
Per fortuna arriva la pizza
“Si, ma a quali conti ti riferisci? Non è che ti stai inventando per incastrarmi?”. E qui mi canzona un po’, ma si avvia a capire suo malgrado che la cosa è seria ed è vissuto finora tranquillamente ignorando di avere un grave rischio cardiovascolare; dovrà convenirne, per il suo bene. Anche perché la moglie si è fatta attenta e comincia a guardarlo storto di sottecchi.
A questo punto mi rendo conto che si sta creando una certa tensione che mal si accorda con il trascorrere una serata fra amici – benedetto colesterolo!-, ma provvidenziale arriva a fagiolo e salvifica la PIZZA bella, fumante ed appetitosa, per cui concordiamo che ora è questa ad essere degna di attenzione e il Colesterolo, buono brutto o cattivo che sia, può aspettare…
Gli interrogativi sospesi
Al dopo pasto, dunque, con un paio di interrogativi sospesi:
- qual è il valore “giusto” di LDL per Gigi X.?
- E che trattamento da fare, in caso?
Però vorrei anche punzecchiare i lettori di questo articolo chiedendo loro: e non sareste curiosi di sapere qual sia il valore giusto delle “VOSTRE” LDL?
Provate almeno a calcolarle, poi potreste studiare la tabellina che è qui al lato e poi… e poi dovrete trovare la VOSTRA CASELLINA, problema di non poco conto.
Che ne direste se intanto ci mangiamo la pizza e poi ne riparliamo?
[1] Le “Statine” sono un gruppo di farmaci capaci di abbassare il Col-T e le LDL con un certo effetto vantaggioso sia sulle HDL che su Trigliceridi.
Tags: LDL dosato e calcolato; formula di friedewald; obiettivo LDL
Siamo proprio sicuri che sia il Colesterolo il nemico da sconfiggere? E le altre Frazioni lipidiche invece? E Il rischio totale? (art. 2)
Posted on | novembre 1, 2013 | No Comments
E come sottotitolo possiamo riprendere la frase con cui ho chiuso il precedente articolo “… è corretto considerare solo il valore del colesterolo totale (Col-T), ignorando le altre “frazioni lipidiche”, vale a dire gli altri tipi di Grassi (o lipidi) che si trovano nel nostro corpo?”.
Breve riassunto del precedente articolo
In questo ho chiarito che il valore del Col-T, grande o piccolo che sia, di per sé non sempre è sufficiente a definire se e quanto sia nocivo: è, invece, il suo valore sommato agli altri fattori di rischio – alterazioni come diabete o ipertensione o situazioni o condizioni come fumo, sedentarietà o ereditarietà ecc. – che tutti insieme considerati ci diranno quanto grande sia il rischio di ammalarsi di aterosclerosi.
L’esercito nemico da sconfiggere
In altri termini, l’aterosclerosi, con le sue gravi conseguenze, è il nemico da sconfiggere ed il Rischio Totale di ammalarsi è l’esercito da combattere; allora le operazioni da fare sono due:
1) Definire la potenza dell’esercito nemico – il rischio totale che corriamo – per approntare un sistema difensivo adeguato.
2) Studiare i singoli componenti di questo esercito – vale a dire i vari fattori di rischio – per schierare le armi adatte alle caratteristiche offensive di ciascun componente.
E per l’appunto in questi articoli stiamo valutando tutte le sfaccettature del “reparto offensivo colesterolo (meglio dire Dislipidemia)”: vale a dire la sua capacità di danneggiarci, di danneggiare le nostre arterie. Ma la potenza totale, cioè il Rischio totale, complessivo, di venir danneggiati, come lo si misura?
Un mezzo per definire la potenza del nemico: il Sistema HeartScore
Per definire il rischio cardio-vascolare totale di una persona non ci si basa su impressioni, ma su veri e propri calcoli da fare con determinati sistemi riconosciuti dalle Società Scientifiche e anche dagli organi governativi ufficiali.
In Europa e l’Italia si usa il “sistema HeartScore”, un vero e proprio calcolatore del rischio, il quale utilizza fra l’altro proprio il valore del Col-T e della pressione. Il risultato che si ottiene, il “numero”, va poi valutato nel contesto di quella persona, va cioè trasformato in un “dato” utilizzabile (vedi l’allegato con illustrazione) per prendere decisioni.
Col-T, continuiamo ad approfondirene la sfaccettature
Due punti ancora vanno approfonditi, affinché sia chiaro quanto erroneo sia tranquillizzarsi perché tanto si ha solo “un po’ di colesterolo”.
A) Vediamo il primo punto attraverso alcune domande che ci aiuteranno a chiarirlo:
- come faccio a decidere quanto potente deve essere la cura, una volta stabilito che il mio Col-T non è proprio a posto?
- A che valore debbo portare questo benedetto Col-T per stare tranquilli?
Ecco alcune possibili risposte:
- bisogna regolarsi in base a quanto è alto il Col-T prima di iniziare la cura;
- oppure: “basterà portarlo a valore normale in modo che nel referto di laboratorio alla voce Col-T non ci siano più stelline” regolando intensità e tipo di cura in relazione a questo obiettivo;
- o anche qualcuno potrebbe citare il rapporto, intendendo per questo il rapporto fra Col-T e le HDL (il colesterolo buono).
Queste risposte non sarebbero proprie corrette.
Ed ecco la sorpresa: il Col-T serve… e non serve…
Quelle appropriate, belle e chiare, le troviamo nelle Linee Guida Europee[2] [3]. In Italia in questo momento sono il riferimento giusto insieme alla Nota 13 che regola a chi è concesso l’uso dei farmaci gratuitamente[4].
Da esse si deduce che:
- il valore del Col-T preso da solo non è utile per definire la dislipidemia né per prendere decisioni sulla cura;
- nelle singole persone se considerato isolatamente può essere addirittura fuorviante: allertiamoci comunque se supera i 185-190 mg/dl e spaventiamoci moltissimo se supera i 290-300;
- Il valore del Col-T serve essenzialmente per essere utilizzato nei programmi di screening per il calcolo del rischio con il sistema HeartScore (insieme ad altri fattori);
- Il tipo e l’intensità della terapia NON si stabilisce in base al valore del Col-T, ma in base a quello del Colesterolo Cattivo (detto“Colesterolo LDL” o semplicemente le “LDL” o “LDL-C”) che quindi è è anche il vero obiettivo della cura;
- il valore cui bisogna portare le LDL dipende da numerosi fattori, quindi è diverso da soggetto a soggetto;
- se non si hanno altri fattori di rischio un buon valore di LDL è sotto 115 mg/dl: chi è sopra, meglio che si preoccupi.
La chiacchierata in pizzeria che nel prossimo articolo vi riporterò, chiacchierata realmente avvenuta, vi farà capire molte altre cose.
Il Secondo Punto di cruciale importanza, che vedremo in seguito, ci aiuterà a completare questo “giro” intorno al colesterolo: parlerò delle altre “frazioni lipidiche“, come dire degli altri tipi di “Lipidi”, di “Grassi” che è necessario ricercare per avere un quadro completo ed una cura davvero utile: l’immagine al lato vi dà una idea di quante altre, oltre al Col-T, ne girano nel nostro corpo e della complessità del problema. (Continua)
[1] Per approfondire l’argomento si può leggere.
www.diabetologando.it/archives/1942, www.diabetologando.it/archives/2020,
www.diabetologando.it/archives/1217, www.diabetologando.it/schede-mediche/lipidi-e-ateriosclerosi
www.diabetologando.it/schede-mediche/linee-per-la-prevenzione-cardio-metabolica
[2] Linee Guida Europee per la Gestione delle Dislipidemie. European Heart Journal (2011) 32, 1769–1818
[3] Linee Guida Europee per la prevenzione Cardiovascolare nella pratica clinica (versione 2012). European Heart Journal (2012) 33, 1635–1701.
[4] Nota 13 dall’AIFA: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Modifica_Nota_N13.pdf
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